Windows 10 non molla: la frase suona come un manifesto, ma descrive un dato concreto. A meno di un mese dalla fine del supporto ufficiale, il sistema operativo lanciato nel 2015 continua a sorprendere: nel mese di agosto 2025 la sua quota globale è aumentata, mentre quella del successore ha registrato una contrazione. I numeri diffusi da StatCounter fotografano un’inversione di tendenza che merita analisi, contesto e spiegazioni.

Il dato che sorprende
Nel solo mese di agosto 2025 la quota di mercato di Windows 10 è passata dal 42,88% al 45,65%, segnando un +2,77% rispetto a luglio. Nello stesso periodo Windows 11 ha visto scendere la propria quota dal 53,51% al 49,02% (-4,49%). Questo spostamento netto e rapido è il cuore della notizia: Windows 10 non molla e, anzi, recupera terreno in uno scenario che molti ritenevano ormai chiuso.
Le possibili ragioni del recupero
Dietro la crescita di Windows 10 si nascondono fattori tecnici, economici e psicologici. Da un lato la decisione di Microsoft di offrire un ulteriore anno di aggiornamenti di sicurezza (Extended Security Update, ESU), con modalità particolari per accedervi, ha tolto la fretta a molti utenti. Dall’altro, requisiti hardware più severi per Windows 11 e la necessità di aggiornare software aziendali hanno rallentato la migrazione. Entrambi gli elementi sembrano aver contribuito al fenomeno osservato.
Stabilità e compatibilità: i due pilastri della scelta
Per molte aziende e per tantissimi utenti privati la parola d’ordine resta stabilità. Windows 10, dopo anni di patch e aggiornamenti, è considerato una piattaforma matura: compatibile con un ampio ventaglio di hardware e di applicazioni, nota agli amministratori IT e ai reparti helpdesk. La migrazione a un nuovo sistema non è mai neutrale: comporta test, deployment, possibili aggiornamenti dei gestionali e costi impliciti che molte realtà preferiscono rimandare.
Tabella: confronto quote di mercato (luglio → agosto 2025)
Sistema operativo | Luglio 2025 | Agosto 2025 | Variazione |
---|---|---|---|
Windows 11 | 53,51% | 49,02% | -4,49% |
Windows 10 | 42,88% | 45,65% | +2,77% |
Windows 7 | 2,02% | 3,54% | +1,52% |
Altri (XP/8/8.1) | 1,59% | 1,79% | +0,20% |
L’effetto ESU: una “scialuppa” temporanea?
Microsoft ha reso disponibile un’opzione per estendere la ricezione di aggiornamenti di sicurezza: il programma ESU. Secondo le ricostruzioni giornalistiche e le guide pratiche pubblicate dai siti tech, l’accesso all’anno extra può avvenire gratuitamente a patto di eseguire alcune azioni — come l’uso dell’app Backup per sincronizzare le impostazioni su cloud — o tramite l’uso di punti Microsoft Rewards (1.000 punti) o tramite acquisto. Queste condizioni hanno probabilmente indotto molti utenti e amministratori a mantenere Windows 10 più a lungo del previsto, riducendo la pressione sull’upgrade immediato.
Chi resta su Windows 7 (e perché)
Un fenomeno secondario ma significativo è la risalita di Windows 7: dal 2,02% al 3,54% in un mese. Sono soprattutto macchine con hardware datato o ambienti dove il software legacy non è aggiornabile che spingono verso il mantenimento di sistemi ormai fuori supporto. Questo aumento mette in luce due rischi: la sicurezza (patch assenti) e la frammentazione del parco installato a livello mondiale. Il dato è riportato da StatCounter e confermato da analisi indipendenti.
Tabella: requisiti tecnici e impatto sulla migrazione
Aspetto | Windows 10 (implicazioni) | Windows 11 (implicazioni) |
---|---|---|
Requisiti TPM | Non obbligatorio | TPM 2.0 richiesto su molti PC |
CPU supportate | Ampia compatibilità | CPU più recenti richieste |
Compatibilità software | Alta (legacy support) | Problemi su software vecchi |
Esperienza utente | Consolidata | Nuove interfacce, menù centrato |
Costo migrazione | Variabile (patching, test) | Maggior per hardware non compatibile |
Impatto sulle aziende: costi reali della transizione
Per molte realtà aziendali il calcolo costi-benefici non premia l’upgrade immediato. È necessario testare compatibilità dei gestionali, delle periferiche, verificare driver e sicurezza. Per le imprese medio-piccole spesso la scelta più ragionevole è posticipare, anche a fronte dell’arrivo di patch ESU che rallentano l’urgenza. Questo atteggiamento collettivo contribuisce ai numeri che vediamo nelle statistiche di mercato.
Requisiti, aggiornamenti e messaggi ufficiali
Microsoft ha fissato la data di fine supporto per Windows 10 al 14 ottobre 2025: da quel momento le patch di sicurezza “di routine” sarebbero dovute cessare, salvo gli strumenti come ESU. La comunicazione ufficiale e le guide pratiche per l’iscrizione al programma ESU sono state oggetto di ampie spiegazioni sulle testate tech, che hanno anche segnalato l’introduzione di opzioni guidate nelle impostazioni di Windows Update per facilitare la procedura.
User experience e percezione pubblica
La percezione di molti utenti è semplice e netta: se funziona, perché cambiare? Questo atteggiamento non nasce solo dalla pigrizia, ma da una valutazione pratica: costi di tempo, rischio di incompatibilità, tempo speso per apprendere nuove interfacce. Windows 10, con la sua esperienza testata, rappresenta dunque una scelta consapevole per larga parte della base utenti. In questo senso Windows 10 non molla non è un atto di sfida ideologica, ma una decisione pragmatica.
Cosa dicono gli esperti
Gli analisti ricordano che le statistiche mensili possono oscillare per diversi motivi: campagne promozionali, aggiornamenti di Microsoft che cambiano il modo in cui i dati vengono raccolti, o flussi aziendali di aggiornamento pianificati. Tuttavia, un aumento così rapido della quota di Windows 10 non può essere ignorato: suggerisce una reazione congiunta di utenti e imprese alle politiche di aggiornamento e ai vincoli hardware imposti dal nuovo OS.
I rischi della “pausa” nella migrazione
Rimanere su un OS che si avvia alla fine del supporto comporta rischi: la mancanza di patch tempestive espone a vulnerabilità, mentre l’uso di software non aggiornato può creare falle nella catena di sicurezza. Le opzioni ESU mitigano parzialmente queste criticità, ma non eliminano i rischi a lungo termine: la soluzione definitiva rimane la migrazione a piattaforme supportate in modo continuativo.
Tabella: opzioni ESU e condizioni (sintesi)
Opzione ESU | Requisito/Condizione | Note |
---|---|---|
Iscrizione gratuita (condizionata) | Backup su cloud e sincronizzazione | Procedura guidata in Windows Update. |
Uso punti Rewards | 1.000 punti | Alternativa per ottenere ESU gratuitamente. |
Acquisto ESU | Pagamento diretto | Per chi non soddisfa le altre condizioni. |
L’importanza della comunicazione di Microsoft
Nel frattempo Microsoft è chiamata a migliorare la comunicazione rispetto ai passaggi necessari per aggiornare o estendere la protezione: istruzioni chiare, strumenti di migrazione più semplici e incentivi mirati possono smuovere la platea di utenti ancora indecisi. I grandi vendor spesso bilanciano tra l’innovazione e il rispetto degli investimenti pregressi dei clienti; l’attuale scenario è la cartina tornasole di questa tensione.
Scenari futuri: tre possibili traiettorie
- Adozione accelerata di Windows 11 Se Microsoft intensifica incentivi e semplifica la migrazione, Windows 11 potrebbe ritornare in crescita.
- Stallo prolungato ESU e costi di migrazione mantengono le quote stabili su Windows 10 per mesi.
- Frammentazione Mix di Windows 11, Windows 10 e vecchie release come Windows 7 in uso prolungato, con impatto su sicurezza e compatibilità di lungo periodo.
Come devono comportarsi gli utenti e le aziende
Consiglio pratico: fare un inventario delle macchine, valutare compatibilità hardware e software, applicare patch di sicurezza dove possibile e pianificare la migrazione per gruppi. Le aziende dovrebbero testare su macchine pilota e predisporre un piano di rollback; gli utenti domestici possono valutare l’adesione a ESU o la sostituzione del dispositivo se incompatibile. Le risorse online delle testate tech e le guide ufficiali di Microsoft offrono indicazioni passo a passo.
Conclusione: un bilancio provvisorio
Windows 10 non molla non è soltanto uno slogan: è un dato misurabile, con numeri e conseguenze. L’aumento di agosto 2025 evidenzia che la transizione tra sistemi operativi è un processo complesso, influenzato da scelte aziendali, costi di aggiornamento, strumenti di Microsoft e percezioni degli utenti. Nei prossimi mesi osserveremo se la crescita di Windows 10 si confermerà o se sarà solo un rimbalzo passeggero prima della definitiva affermazione di Windows 11.
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